Qualche anno fa avevo comprato Mrs Dalloway. Due anni fa Al faro. Entrambi abbandonati dopo qualche pagina. La scrittura mi era apparsa troppo labirintica, inadatta a me e ai miei luoghi di lettura (i treni, gli autobus, la mezz’ora prima di dormire).
Poi è arrivato il covid, il lockdown e un regalo natalizio: Momenti di essere. E così Virginia Woolf e io ci siamo incontrate di nuovo. La persona che mi ha regalato questo libro è una heavy reader e ha letto tutto, più volte, di VW. Così ci ho riprovato. Di giorno, con un tazzone di caffè in mano e l’animo allertato. È iniziata in questo modo quella che credo sarà la mia seconda stagione con questa scrittrice. Il libro l’ho quasi finito (a tre giorni da quell’inizio) e già cerco di capire cosa, di suo, leggere dopo. Momenti di essere è una raccolta di pezzi autobiografici in cui VW descrive la casa di St. Yves. La morte della madre e poi della sorellastra. Il padre anziano e un po’ tiranno. Il tentativo (fallito) di entrare nell’alta società. George e Gerald. I giovedì del gruppo di Bloomsbury.
La sua penna è un pennello. Ogni parola un segno. E i segni si sovrappongono, sfumano, ispessiscono la pagina stessa fino a che non se ne stacca una martingala colorata, la luce polverosa dietro una finestra, lo sguardo vacuo di un vecchio zio.
Eravamo come due naufraghi aggrappati a una tavola. Era la fine di tutte le sue feste; sedevamo tra le rovine di una superba struttura su cui solo poco prima si innalzavano insegne regali. Le misi la mano nuda sulla mano nuda, pensando “Questo è autentico. Non ci si può sbagliare”.
Grazie Amelia. Buona lettura!