Cronache di poveri amanti mi è capitato. Sono sicura di aver letto da qualche parte il consiglio di lettura di questo libro, ma non ricordo dove, ed è un peccato: devo un grazie a qualcuno.
Il libro è di Vasco Pratolini. Autore presente nella mia memoria scolastica ma come nome, forse associato a Metello, ma tutto qui. Ora la maggior parte degli autori italiani di quel periodo ha su di me un effetto tipo ‘occhi al cielo e sbuffo’, quindi un po’ di scetticismo lo avevo. E invece…
Cronache si legge con grande facilità, la lingua e la sintassi creano un effetto discesa. Gli occhi più che scorrere, rotolano sulle righe. I personaggi sono ben dettagliati, bilanciati. Ci si affeziona praticamente a tutti perché sono credibili, molto italiani, imperfetti e soprattutto vivi. Il romanzo ha in se’ un’anima teatrale. E’ come se fossero sempre tutti in scena contemporaneamente. Pratolini li va a scovare, a guardare nelle loro stanze affacciate in questa via attorno a cui tutto gira: via del Corno. Siamo a Firenze, sono gli anni dell’ascesa del fascismo. La storia è sfondo e, in alcune circostanze, innesco della vita, ma è quest’ultima la protagonista reale del romanzo. Uomini e donne, tra le voci curiose e indiscrete di una via popolare che sembra la sezione di una casa di bambola con cui tutti abbiamo giocato, almeno una volta.
Le mie bambole preferite sono state Milena e Gesuina. Sento entrambe un po’ dentro di me.
Consiglio questo libro a chi ama i romanzi che sembrano un lungo metraggio audio-visivo (da questo libro è stato in effetti tratto un film che però io non ho visto). Lo consiglio con la speranza che lasci su di voi il senso di teletrasporto e viaggio nel tempo che ha lasciato a me.
Buona lettura!
p.s. Il sidecar di Maciste…vorrei saperlo disegnare. E’ con un mezzo di trasporto così che spero di fare, un giorno, il mio viaggio verso le nuvole.