Ho comprato questo libro a Milano, in stazione Centrale. Era il consiglio di lettura di una libraria i cui altri consigli coincidevano con una serie di letture un po’ bizzarre che avevo molto amato. Mi sono fidata e ho fatto bene.

Il libro è di Tatiana Tibuleac, autrice moldava, scrittrice e giornalista. Da quello che capisco, leggendo qua e là in internet, si tratta di un debutto, pluripremiato e acclamato dalla critica. Io, come spesso mi accade, non lo avevo mai sentito nominare prima di incontrarlo a Milano. Sono forse stata persino ‘ingannata’ dalla copertina perché sono sicura di aver letto un altro libro delle edizioni Keller con la stessa identica copertina. Va beh…deliri di una mente affollata di libri :-)

Dunque veniamo a questa “Estate”…il libro vale la lettura perché tocca un tema dolorosissimo con una tenerezza e uno sguardo ironico che erano difficili da integrare. I protagonisti sono una madre e un figlio. All’inizio del romanzo la trama li trova completamente disallineati. Scorrono su due binari divergenti; non il tempo, non l’apparenza, non i punti di vista sulle cose sembrano vederli insieme. La biologia dice che sono madre e figlio ma è come se una forza centrifuga determinasse che il loro è un accostamento illogico. Poi interviene un cambiamento sull’asse del tempo e improvvisamente i pezzi iniziano a incastrarsi e questi due, che nella loro follia sembravano schegge impazzite dentro le loro vite, improvvisamente si depositano. Uno dentro l’altro e così dentro di noi che li leggiamo.

Mi devo fermare qui con il racconto per non rischiare lo spoiler. Ho chiuso il libro qualche settimana fa, ma ancora quando lo scorgo sul mobile della tv (era lì in attesa di queste righe) un sorriso affiora alle labbra e un peso agli occhi.

Lo consiglio a tutti quelli che hanno ancora la possibilità di incastrarsi con i propri genitori, a quelli a cui il tempo concede questo lusso. Agli altri no, o meglio, se potete aspettate…

Buona lettura!